• TRE per dieci. Rimini e l'economia.

    TRE per dieci. Rimini e l'economia.
    Un volume edito da "il Ponte".

    In «Rimini, dieci anni di economia. Tra passato e futuro», Primo Silvestri offre un'antologia accurata del lavoro suo come direttore, e della redazione che lo affianca nel mensile «TRE» («TuttoRiminiEconomia»), per le edizioni de «il Ponte», settimanale riminese che lo offre in allegato ai lettori ed a 1.500 aziende del territorio.
    Sono tanti gli argomenti esposti in queste 120 pagine, con l'occhio attento ai dati di fatto, per cui il lettore paziente può ricostruire una specie di carta geo-economica, osservando le realtà in movimento, quelle in crisi, e quelle che si annunciano come novità nel mercato del lavoro.
    Per quanto m'interessa, ho letto con piacere alcune righe molto schiette sull'industria culturale di Rimini, caratterizzata dal fatto che la nostra città non ha saputo valutare correttamente le proprie potenzialità, «quindi ricavandone meno di quello che sarebbe possibile» (p. 66).

    Appartengo ad una generazione che ha visto Rimini nei primi anni '50 attivarsi per un impegno culturale legato al turismo, sia per “allungare” (come si diceva allora) la “stagione” dei bagni, sia per valorizzare un patrimonio artistico a cui non è esagerato attribuire un significato europeo. Come quel Tempio malatestiano la cui riconsacrazione, dopo i lavori post-bellici, fu accompagnata da una famosa «Sagra Musicale» organizzata da Carlo Alberto Cappelli.
    Quella Sagra delle origini è oggi finita nel dimenticatoio, con addirittura un cambio di “padrinato” (se così si può dire), attribuito a chi allora non ebbe nessun ruolo al di fuori del botteghino dei biglietti d'ingresso, affidato al cav. Primo Gambi ed al suo personale.
    La storia economica di Rimini è fatta anche di queste amare annotazioni che vanno ricordate, per comprendere quanto ci ha portato alla realtà di oggi, che nel cap. quinto («Cultura è competitività») del volume di Silvestri si sottolinea giustamente.

    Al proposito segnalo l'altrettanto attenta analisi apparsa, in forma di intervista al prof. Attilio Gardini, nel n. 5 di «Socialmente Carim» (aprile 2015), soprattutto per il passo dove si legge che la crisi del turismo riminese «è attribuibile a carenze specifiche locali, perché la domanda è tuttora crescente a tassi sostenuti».
    Le nostre potenzialità non sono valorizzate per fattori e limiti strutturali, e per errori nella comunicazione. Così, l'offerta riminese, in vari settori tra cui appunto la cultura, è entrata in crisi con «danni rilevanti», sia nel contesto aziendale sia in quello sociale («disoccupazione, denatalità, migrazioni, ecc.»).

    Il lavoro di Silvestri e dei suoi giornalisti è introdotto da Stefano Zamagni (mio compagno di banco nell'indimenticabile prima media con il prof. di Lettere Romolo Comandini).
    Zamagni offre un duplice itinerario da percorrere, per migliorare lo stato delle cose.
    Il primo riguarda l'amministrazione «condivisa» tra l'ente locale e le espressioni della società civile, per disegnare assieme il sentiero di sviluppo.
    La seconda strada, che deve correre parallela all'altra (ma che si dovrebbe iniziare a costruire per prima, secondo il mio modesto parere), è il «movimento di amicizia civica fondata sul rispetto, la collaborazione e la condivisione».
    È un bene, mi permetto di concludere, che finalmente anche gli economisti, talora molto dogmatici nelle loro enunciazioni teoriche, s'accorgano come lo spirito del dialogo, invocato dai filosofi e non soltanto da oggi (non per nulla la formula di «amicizia civica» risale ad Aristotele), sia fondamentale per una società in cui tanti grandi fatti economici sono stati favoriti da interventi finanziari “dall'alto”, e non soltanto a Torino (Fiat) ma pure a Rimini, circa mezzo secolo fa.
    Si avviarono mitologie personalistiche che hanno favorito uno strapotere “burocratico” nella vita pubblica ed in quella finanziaria, in virtù di “racconti” mai tramontati, creando illustri genealogie da antico regime e non da matura democrazia.

    Quindi, cerchiamo tutti di realizzare questa «amicizia civica» di cui parla l'amico Stefano Zamagni, se quelli che detengono i vari poteri ce lo permetteranno. Del che, dubito fortemente, non per innato pessimismo, ma per documentazione storica da tutti reperibile.

    Nota bibliografica.
    «L'amicizia civica in Aristotele» è un saggio del prof. Letterio Mauro del 2013, in «Nuova Umanità», XXXV (2013/4-5) 208-209, pp. 457-468.
    Il 7 maggio 2015 a Perugia si è tenuta una tavola rotonda sul tema «Società civile, fraternità e dialogo interreligioso: prospettive di un nuovo umanesimo», richiamando la riflessione politica di Jacques Maritain.
    Già nel 2010 Andrea Luzi a Vicenza ne aveva trattato ad un convegno intitolato «Caritas in veritate: manifesto per un nuovo umanesimo».

     

    Su questo articolo, vedi il seguito in questo stesso blog.


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